Quote tonno per Favignana, che fine hanno fatto?


In questa foto il glorioso rais Gioacchino Cataldo issa un tonno durante la tonnara del 2006.

La tonnara di Favignana chiusa dal 2007 sta vivendo in questi giorni un momento triste, ripercorriamo gli ultimi avvenimenti.

Negli ultimi anni Favignana aveva lottato con la politica, prima che con l’economia, per riaprire la tonnara delle Egadi. Per riaprire l’industria della pesca del tonno, l’azienda Castiglione doveva ricevere l’assegnazione formale delle quote di pescato.
Essendo parte dell’Europa, infatti, l’Italia non può decidere da sola quanti pesci pescare, ma deve limitarsi alle quantità decise a livello Europeo, decise in base ad accordi commerciali e ai limiti imposti per la tutela ambientale della specie (con l’ICCATInternational Commission for the Conservation of Atlantic Tunas).
Anni di pressioni politiche a livello nazionale avevano fatto pensare che ce la si potesse fare, complice un evento positivo a livello globale come la crescita del numero complessivo di tonni.
Così quando a livello Europeo si decise di aumentare le quote tonno già nel 2018 all’Italia, sembrò a tutti evidente che la tonnara di Favignana potesse riaprire. Nel 2018 Favignana non era però riuscita ad organizzarsi, né l’Italia era riuscita ad assegnare delle quote alla tonnara egadina, ma nel 2019 sembrava tutto pronto e nei conteggi che rimbalzavano sulle news online pareva chiaro che a Favignana toccassero circa 84 t di tonno.

Così Castiglione rimette in moto la macchina in attesa di formalizzare l’assegnazione delle quote e, a fine aprile, cala finalmente le reti per pescare i grossi pesci dopo 12 anni di fermo. Tutto bello.

Invece no.

A fine maggio il governo italiano assegna formalmente per decreto le quote ai diversi impianti con tonnara fissa e a Favignana arrivano solo 14 t.

Ora, 14 t corrispondo a circa 100 tonni da 140 chili (abbastanza grossi, come quello nella foto di Gioacchino), oppure sono circa 460 tonni lunghi un metro (piccoli). Per la ditta Castiglione 14 t è un numero troppo piccolo (confermato anche dalle cifre indicate dagli industriali della pesca sardi) e il gioco non vale la candela. Così, proprio in questi concitati giorni di fine maggio, dichiara che chiuderà subito l’attività appena ripresa a Favignana.

Sembra quasi una beffa.

Ma a chi sono andate le quote di tonno? Leggendo il decreto del ministero delle politiche agricole si capisce che le quote complessive per le tonnare fisse in Italia sono di 356 t, di cui solo 29 t sono state aggiunte quest’anno. Chissà da dove veniva il numero di 84 t citato in precedenza?

La ripartizione decisa, quindi, ha seguito il criterio di assegnare le nuove quote (29 t) a due impianti che erano prima chiusi e che volevano ricominciare a pescare tonni: Favignana e Cala Vinagra, mentre le restanti 327 t sono state ripartite secondo i quantitativi già pescati gli anni precedenti.

Ecco quindi la ripartizione in dettaglio come indicata sul decreto ministeriale del 30 maggio:

Isola Piana, Carloforte (CI), 188 t
Capo Altano, Portoscuso (CI), 130 t
Porto Paglia, Portoscuso (CI), 10 t
Favignana, Trapani (TP), 14 t
Cala Vinagra, Portoscuso (CI), 14 t

Tutti scontenti. I sardi dicono che la tonnara di Favignana gli porta via quote e i siciliani dicono che non hanno quote a sufficienza per pescare.

Osservando il decreto precedente, del 16 maggio, si comprende meglio la distribuzione complessiva delle quote di pesca del tonno rosso in Italia, suddivise in base al tipo di pesca:

Circuizione, 3.141 t
Palangaro, 574 t
Tonnara fissa, 357 t
Pesca sportiva/ricreativa, 20 t
Feluche, 15 t
Quota indivisa, 200 t
Totale = 4.308 t

In tutto ci sono 4.308 t e lo spazio per pescare più tonnellate va sottratto alla pesca di circuizione che non contribuisce in alcun modo né alla tradizione storica, né al turismo gastronomico, senza mettere una contro l’altra le tonnare di Sicilia e Sardegna.

Restano infine le considerazioni di carattere ambientale: il tonno rosso è un animale ampiamente sfruttato e così come l’ICCAT ha detto che si può pescarne di più, può anche capitare che dica di non pescarne più, perché i tonni stanno finendo.

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