Ma allora riapre la tonnara di Favignana?

Uno strumento automatico su questo sito legge le notizie sul web che parlano di Favignana ed Isole Egadi e le cataloga, abbiamo così a disposizione un piccolo osservatorio sugli argomenti legati all’isola di Favignana.

Nell’ultima settimana abbiamo registrato 9 articoli che parlano della riapertura della tonnara di Favignana e la notizia, rimbalzata principalmente sui giornali locali, è finita anche su alcune testate nazionali (Ansa, Repubblica…).

A questi articoli vanno aggiunti diversi articoli nei mesi precedenti che anticipavano la richiesta di discussione dell’argomento a livello politico nazionale (in particolare grazie all’interesse della Senatrice Pamela Orrù) e che hanno portato al recente tavolo tecnico sull’argomento e successivo coming out sulla stampa della volontà di riaprire la tonnara. La riapertura è anche supportata dal sostegno economico di un imprenditore, di cui però non è trapelato il nome.

Quando ha chiuso la tonnara di Favignana?

tonnaroti favignanesiRicordiamo che la tonnara ha cessato di operare dopo la mattanza del 2007, l’esiguo numero e la piccola dimensione dei tonni pescati, infatti, non giustificavano assolutamente l’investimento per mantenerla aperta.

Nel 2007, di tonni enormi come quello della foto, tirato su a braccia dalla mitica coppia Gioacchino Cataldo e Clemente Ventrone, forse ne è stato pescato uno solo.

Dopo che si è fermata, Favignana ha perso automaticamente anche le proprie quote di pescato del tonno e pertanto non può decidere di riaprire la tonnara in autonomia, senza che un accordo politico a livello italiano dia il formale via libera all’attività. In pratica i politici nazionali devono ridiscutere l’assegnazione delle quote per le strutture italiane (tonnare fisse e no) e possibilmente chiedere all’Europa l’assegnazione di quote più alte di pescato.

Insomma riaprire la tonnara, anche se fosse economicamente sostenibile, sarebbe comunque molto complesso.

Il numero di tonni è in aumento?

Negli ultimi anni, se si vuole parlare di buone notizie, si è visto un incremento del numero dei tonni nel mediterraneo, documentato dall’ICCAT (Commissione internazionale per la conservazione del tonno atlantico) e giustificato dalle forti regolamentazioni introdotte a livello mondiale sulla pesca dei tonni necessarie per salvaguardare una specie molto sfruttata, che spesso è citata addirittura come a rischio d’estinzione. Il tonno si sta un po’ riprendendo.

Un’altra buona notizia, e novità principale di questa riapertura, è l’introduzione dell’idea di considerare la pesca del tonno una attività turistica da gestire in armonia con l’Area Marina Protetta e con i concetti di sostenibilità ed ecoturismo.

Una tonnara ecosostenibile

Sembra però difficile accostare la pesca di mattanza, tutto sommato un’attività di caccia, con qualunque approccio minimamente ecologico e sostenibile, un po’ come sostenere di fare in Spagna una corrida biologica. Anche se, a volere fare gli onesti, la pesca con la tonnara fissa è più corretta ed equilibrata della pesca fatta con i radar e le tonnare volanti. E’ una pesca stagionale, che non insegue i tonni, si ferma per sua natura e aspetta l’anno successivo dando tempo agli animali di riprendersi.

Diventa comunque fondamentale con la tonnara non catturare tonni piccoli (qual’è la dimensione da preservare per non mettere a rischio la specie? come vanno modificate le reti?) e soprattutto capire come ci si pone con la fase cruenta della mattanza vera e propria: si può mantenere o si deve rinunciare all’uccisione lenta con gli arpioni sulla camera della morte? Tuttavia questa fase è anche parte della bontà del tonno pescato, che perde in mare e subito il sangue. Se venisse mantenuta, i turisti potrebbero vederla? E gli ambientalisti che diranno? Insomma, è sicuramente un bel puzzle.

Una sfida da affrontare ambiziosa e difficile, ma inevitabile sapendo il significato che tale attività ha rappresentato storicamente per la comunità isolana e sapendo che potrebbe costituire un patrimonio inestimabile in termini economici, sociali, culturali e identitari.

Quello che c’è sul tavolo, per ora, è poco, c’è un imprenditore, c’è la volontà e una nota d’intenti (PDF nota dell’AMP sulla riapertua) inviata dall’amministrazione dell’Area Marina Protetta (e quindi dal Sindaco Giuseppe Pagoto) a tutte le parti che potrebbero essere coinvolte in questo cammino.

Vedremo cosa succederà e come può essere pensata una mattanza ecosostenibile, sperando che non sia tutto un grande bluff o peggio una brutta abbuffata e desiderosi di mangiare del buonissimo tonno fresco quest’estate.

Foto della mattanza, dello pesca del tonno e dello stabilimento Florio di Favignana:

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Commenti

  1. Chiusa l’attività della tonnara Favignana è diventata preda di un turismo molto meno ecostenibile concentrato in due mesi non avendo i residenti altri lavori i residenti sono calati e l’isola rischia l’abbandono la tonnara garantiva un lavoro, vedi stabilimento Florio, ma anche una cultura del mare come diceva il grande Giovacchino l’ultimo rais, si prendono i tonni con i radar è stato un grande errore rompere un equilibrio che durava da secoli ora infatti i tonni sono aumentati e mancano i pesci piccoli mangiati dai tonni non precedentemente scritto altri commenti

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