la “poesia” del Cibo Italiano Protagonista All’expo 2020 Dubai Raccontata da Gabriele Salvatores

Dalla produzione di vino ed olio, dalla Puglia alla Sicilia, passando per il Lazio, alla tradizione dell’Aceto Balsamico di Modena, dai Confetti di Sulmona alla pasta all’uovo delle Marche, dal cioccolato del Piemonte alla Pasta di Gragnano, dalla Fabbrica della Liquirizia in Calabria al Peperone Crusco e il miele della Basilicata, dalla pesca del Gambero Rosso e l’Arte Pasticcera siciliana, ma anche della Sardegna, passando per le Colture Idroponiche dell’Università Federico II di Napoli. Le tradizioni e la poesia del cibo italiano sono assolute protagoniste all’Expo 2020 Dubai (1 ottobre 2021-31 marzo 2022), la prima Esposizione Universale nel mondo arabo, in ritardo di un anno per la pandemia, dove il “Saper Fare italiano” sarà il tema del Padiglione Italia, nato da un’idea del direttore artistico Davide Rampello e raccontato in un film dal regista Premio Oscar Gabriele Salvatores, con Indiana Productions, dedicato alle arti artigiane e manifatturiere dell’agroalimentare, della meccanica, del design e dell’esercizio delle tecnologie più sofisticate, ovvero il made in Italy che il mondo ci invidia, delle 15 Regioni partner che sono al centro del percorso espositivo (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto, il più alto numero portato ad un’Expo). Una narrazione della bellezza italiana, sotto il claim “La bellezza unisce le persone”, che passa anche attraverso i paesaggi e l’arte, dalle Langhe alle Colline del Prosecco, fino all’Etna. “Quando Davide Rampello mi ha parlato della sua idea, il “Saper Fare italiano”, mi è venuto subito in mente Pier Paolo Pasolini – spiega il regista di pellicole che hanno segnato la storia del cinema italiano come “Mediterraneo” e “Io non ho paura” – perché nei suoi scritti sull’Italia, la cultura italiana, sulle nostre tradizioni e la nostalgia della perdita del lavoro nelle campagne, del saper fare con le mani, parlava spesso del fatto che il nostro Paese si basa molto sul lavoro con la natura. I suoi asset sono il saper coltivare, il saper cucinare, il saper costruire. È vero siamo un Paese industriale, ma la nostra tradizione deve rimanere al saper fare il pane, per esempio. Ho pensato che attraverso le mani gli uomini fanno le cose, e ad un bellissimo lavoro del fotografo Sebastião Salgado che si chiama “La mano dell’uomo”, e le prime immagini che mi sono “apparse” del film sono proprio le mani, ma anche le facce ed i particolari del lavoro. Abbiamo deciso di girarlo privilegiando questo aspetto, cercando di far sentire attraverso le immagini i profumi del grano e della farina e l’atmosfera del lavoro in una fabbrica, e ci siamo ritrovati a viaggiare in questo Paese che cambia continuamente e nel giro di pochi km è come ritrovarsi in un altro posto, addirittura con un’altra cultura, un’altra cucina, a volte con un’altra lingua. E questo che potrebbe essere un problema si rivela invece un grande vantaggio, perché non esiste altro Paese al mondo con tanta varietà di cose importanti da vedere e da gustare. Il cibo è sicuramente per l’Italia una delle cose più importanti. Girare in bianco e nero ha dato al film un’immagine quasi sacrale, iconica e diversa dal mondo colorato in cui viviamo, ponendolo fuori dal tempo. Il regista Wim Wenders diceva che il bianco e nero è più fantastico del colore, proprio per questo motivo. Allo stesso modo abbiamo scelto di stare stretti su quello che si sta facendo: si vedono gli ambienti ed i luoghi in cui le persone lavorano, ma soprattutto cosa stanno facendo in maniera molto minimale. Dalle donne in Piemonte che, tutte insieme, fanno i Tajarin ed i Ravioli del plin, ai meccanici di macchine supertecnologiche, da chi fa le forcole delle gondole a Venezia ai vetrai di Murano, passando per le coltivazioni del grano al Sud. Io stesso ho scoperto cose meravigliose che non conoscevo, e mi sono innamorato ancora di più del nostro Paese. Se fossimo più fieri e consapevoli delle nostre capacità, probabilmente staremo meglio tutti”. Il racconto, costruito da Salvatores con le Regioni, sarà visibile al Padiglione Italia, nel “Belvedere” con proiezioni a 360° dei paesaggi italiani più suggestivi, e con il “Saper Fare italiano”, raccontato su uno schermo di 100 metri quadrati e capace di mostrare al visitatore il meglio dell’artigianalità made in Italy.

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