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Una scoperta che mette in discussione la storia della navigazione nel Mediterraneo è stata fatta a Marettino, in Sicilia. All’interno della Grotta del Tuono — ampio antro vicino punta Troia, chiamato così per il particolare effetto di amplificazione del suono generato dall’infrangersi delle onde contro le pareti della grotta — sono stati trovati tracce di un cervo fossile e resti di cibo, costituiti da patelle ferruginea e, quindi, le prime rotte risalirebbero non più al Neolitico, ma al Mesolitico. In buona sostanza le «strade del mare» esistevano già nel 9.000 a.C. e non nel 7.000 a.C. come si era ritenuto sino a oggi. L’ipotesi per i ricercatori è che i mesolitici salpavano, con natanti rudimentali, e attraccavano nell’isola delle Egadi per cacciare e, dopo qualche giorno, tornavano a casa. È questo lo studio che è stato presentato durante il convegno «Marèttimo – Isola Sacra fra Mare e Monti», promosso dall’Associazione Csrt «Marettimo». A fare la scoperta è stata una guida alpina che ha ritrovato delle tibie di cervo che poi sono state datate grazie al metodo del «carbonio 14».

Intanto, tra i 75 e i 95 metri di profondità, nei fondali a Nord – Ovest dell’isola di Levanzo, nel corso della campagna di ricerche effettuata nei mesi di settembre e ottobre dalla Soprintendenza del Mare in collaborazione con i subacquei altofondalisti della GUE – Global Underwater Explorer e il Reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza, è stato scoperto rostro romano. Una nuova scoperta di grande interesse scientifico che arricchisce le conoscenze sulla «Battaglia delle Egadi» combattuta nel 241 a.C. nel tratto di mare tra Levanzo e Marettimo fra Romani e Cartaginesi. È stata una delle più grandi battaglie navali dell’antichità che ha coinvolto circa 200 mila soldati. I Romani, guidati da Lutazio Catulo avevano avuto la meglio sui Cartaginesi, capeggiati da Annone, chiudendo di fatto la lunga e lacerante Prima Guerra Punica. «È un risultato molto importante — ha spiegato Adriana Fresina, soprintendente del Mare — soprattutto sotto il profilo scientifico, poiché aggiunge altri reperti con caratteristiche assolutamente inedite rispetto a quelli già noti e recuperati e che certamente potranno fornire nuovi dati tipologici, tecnici, epigrafici e storici. Le indagini subacquee, sono state condotte quest’anno con nuove tecniche di ricerca in un esempio di giusto equilibrio fra ricerca strumentale e intervento diretto dell’uomo». Alle operazioni hanno preso parte l’Assessorato dei Beni culturali della Regione Siciliana, la Soprintendenza del Mare, la Global Underwater Explorer, il Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza, l’ex Stabilimento Florio di Favignana, l’Area Marina Protetta Isole Egadi, il Comune di Favignana e la RPM Nautical Foundation.

24 ottobre 2018

09 giugno 2018

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