Persi Oltre 3 Milioni di Turisti Tra il 2019 e il 2020 in Sicilia – Corriere di Ragusa

Le piccole e medie città siciliane a vocazione turistica hanno perso oltre 3 milioni di turisti. Il dato è stato rilevato dall’Istat e si riferisce al periodo tra il 2019 e il 2020 per le città fino a 60.000 abitanti, quando la pandemia ha colpito duro su un movimento turistico sostenuto soprattutto nel sud est siciliano. Tra le “vittime” di questo impatto disastroso per l’economia siciliana ci sono anche Modica e Scicli insieme ad altri dieci comuni. Modica ha pagato la pandemia con 87.107 turisti in meno, Scicli registra un -66.582 mila. La classifica delle perdite è guidata da Taormina -792.763 presenze, seguono Giardini Naxos (- 568.125), Cefalù (-489.609), Castelvetrano (-212.466), Agrigento (-210.310), Lipari (-178.621), Acicastello (-148.282), Noto (-143.663), Acireale (-141.654), Favignana (-66.886) e Zafferana Etnea (- 57.382) e le due città iblee. E’ presumibile che Ragusa abbia registrato un impatto altrettanto pesante anche se il dato Istat non è disponibile visto che il capoluogo ibleo supera quota 60.000 abitanti. Per l’economia ragusana in genere si tratta di una perdita secca in termini di introiti, di posti di lavoro e di opportunità di sviluppo, testimoniata, come è facilmente verificabile, da chiusure e ridimensionamenti di attività di ristorazione ed accoglienza e tutti quei servizi che ruotano attorno al turismo. In soccorso di quanti hanno dovuto subire un ridimensionamento della propria attività il Ministero dell’Interno di concerto col ministero della Cultura, con un decreto specifico pubblicato nella Gazzetta ufficiale il 15 ottobre scorso, ha stanziato fino a 200.000 euro di sostegno per quanti svolgono un’attività legata al turismo nei dodici comuni siciliani inseriti in graduatoria. “I Comuni – spiega Giuseppe Sciarabba, presidente dell’Agenzia di sviluppo del Mezzogiorno – possono presentare richiesta di contributo per un solo progetto che dovrà contenere misure per la promozione e il rilancio del patrimonio artistico riguardanti iniziative ed eventi che facilitino il coinvolgimento di cittadini e portatori di interessi; iniziative mirate all’aumento della fruizione del patrimonio artistico, ampliandone l’accessibilità a tutte le categorie di utenti in modo sostenibile e inclusivo; attività di studio e ricerca sul patrimonio artistico cittadino da diffondere tramite elaborazione e attuazione di progetti formativi e di aggiornamento; iniziative di promozione e comunicazione, anche digitale, del patrimonio artistico e delle attività di valorizzazione a esso dedicate; e infine servizi di assistenza culturale e di ospitalità per il pubblico. I Comuni – precisa il presidente Sciarabba – dovevano soddisfare tre requisisti fissati dal decreto: popolazione residente Istat alla data del 1° gennaio 2020 inferiore ai 60.000 abitanti; presenza nella “Classificazione Istat dei comuni italiani in base alla categoria turistica prevalente” determinata da vocazione culturale, storica, artistica e paesaggistica, ancorché non esclusiva; e infine diminuzione (superiore alle 50 mila unità) delle presenze nelle strutture turistico-ricettive del territorio comunale tra il 2019 e il 2020, registrate dall’Istat nella rilevazione del “Movimento dei clienti negli esercizi ricettivi per tipologia ricettiva, residenza dei clienti e comune di destinazione”.

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