Ambiente: Oggi è la Giornata Mondiale delle Tartarughe Marine 

Sono decine di migliaia le tartarughe che ogni anno entrano accidentalmente in contatto con gli attrezzi da pesca nelle acque italiane. Molte non sopravvivono.

Le aree più a rischio sono l’Adriatico, che rappresenta una fondamentale area di alimentazione, lo Ionio, lo stretto di Sicilia e il basso Tirreno. Altre, pensando che sia cibo, si nutrono di rifiuti di plastica finiti in mare. Cercano spiagge adatte alla nidificazione, ma nel loro percorso rimangono intrappolate in grovigli di rifiuti o altri oggetti che non hanno niente a che fare col loro ecosistema.

Le minacce per le tartarughe marine sono quindi numerose e uno dei pericoli maggiori oggi è rappresentato dalle plastiche, come rilevato nelle campagne in mare condotte da TartaLife e come verificato sugli esemplari presi in cura nei centri aderenti al progetto. In un recente studio dell’Università di Siena oltre il 70% degli esemplari esaminati aveva ingerito rifiuti plastici.

Le tartarughe infatti scambiano buste e frammenti di plastica per meduse con danni anche molto gravi perché ingerire plastiche può spingere le tartarughe all’inedia; la plastica nell’organismo può determinare il galleggiamento forzato degli animali impedendogli di immergersi, può causare soffocamento o blocco intestinale oppure può introdurre nell’organismo virus e agenti patogeni.

La plastica in mare, infatti, viene immediatamente colonizzata da alghe, virus e microrganismi potenzialmente patogeni che entrano così nella catena alimentare delle tartarughe, e non solo.

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