Favignana Florio: Storia della famiglia e di tre generazioni di imprenditori a Favignana

Il capitolo che segue è un estratto del libro ebook “Favignana Guida ai punti di interesse”, disponibile su Amazon e su Kobostore. Il testo, nell’ebook e nel libro cartaceo è arricchito con note contenti informazioni e dati aggiuntivi.

Favignana Florio: due nomi legati dalla stessa storia

Nella sezione “Estratti” di questo sito potete leggere anche del palazzo Florio, dello stabilimento e della pesca del tonno.

La storia dei Florio e l’industria del tonno

L’epopea dei Florio e dell’industria del tonno è la storia che ha maggiormente segnato il passato recente dell’isola.

I Florio erano una famiglia di industriali siciliani, di origini calabresi, che tra l’800 i primi del ‘900 costruirono un impero economico, commerciale e industriale.
Arrivarono a Favignana nel 1841 con Vincenzo Florio, un signore che aveva all’epoca 42 anni, era sposato e aveva tre figli. Era già un imprenditore di successo e aveva fiutato un possibile affare nella pesca del tonno, così prese in affitto le tonnare di Favignana e Formica dai signori Pallavicino, che le avevano avute addirittura dai Borboni due secoli prima.

Uomo di ingegno, Vincenzo si applicò per migliorare la pesca e inventò la montaleva, un meccanismo con cui si possono pescare i tonni entrati nelle reti della tonnara alla spicciolata, man mano che finiscono nella trappola, senza dover per forza aspettare interi branchi. Introdusse l’uso dell’olio per conservare il tonno e poterlo spedire in scatole in tutta Italia. Capì che il tonno poteva essere il maiale del mare e insegnò ad usarne anche le parti che prima si buttavano, arrivando a produrre colla e concime dagli ultimi scarti.
Uno pratico, dunque, con le idee chiare. Tuttavia, per quanto capace, alla scadenza dell’affitto non riuscì a rinnovare il contratto con i Pallavicino, così la tonnara andò all’imprenditore genovese, Giulio Drago, il quale continuò nello sviluppo dell’industria sulla strada tracciata da Vincenzo e costruì il primo blocco degli edifici dello stabilimento nella posizione attuale (prima erano dall’altro lato, a ridosso del paese).

Quando Vincenzo morì a 69 anni, dopo essere diventato senatore del neonato regno italiano, suo figlio Ignazio era già alla guida delle aziende di famiglia: c’erano i traghetti, i vini, il cotone, il tabacco, le miniere e, ovviamente, voleva riprendersi i tonni.

L’occasione arrivò qualche anno dopo, quando l’ultimo dei Pallavicino morì e gli eredi, in cerca di soldi, misero in vendita le tonnare. Ignazio non si fece sfuggire l’affare e le comprò insieme alle isole Egadi, per 2.700.000 lire. Ignazio aveva solo 36 anni, era il 1874.
Da allora l’industria del tonno e la lavorazione conserviera decollarono veramente e l’isola fece un balzo in avanti, conoscendo uno sviluppo industriale che possiamo paragonare a quello dei Falck a Sesto San Giovanni o dei Crespi a Crespi d’Adda: in pratica fiorì un paese intorno ad un’industria, la popolazione aumentò, il lavoro crebbe e con esso il paese.

Ignazio Florio fu così importante per l’isola perché la trasformò radicalmente divenendo uno dei più importanti siti industriali dell’800 siciliano, un vero simbolo d’eccellenza.
I favignanesi andavano in fabbrica dove si lavorava sia il tonno che altro pescato, lo si confezionava sott’olio in pratiche scatole di latta che venivano commercializzate in tutta Italia direttamente con le navi della flotta Florio.
Il padrone era allora considerato un benefattore e questa industria portò stipendi e benessere per tanti, proprio come avvenne nel Nord Italia, prima dei sindacati, prima delle lotte di classe.

C’era, quindi, una vera realtà industriale. Per tutto questo Ignazio Florio si guadagnò la statua che c’è in Piazza Europa di fronte agli uffici del comune.
Ignazio divenne anch’egli senatore del regno nel 1883 e, come il padre, lasciò il comando al figlio che, per complicarci la vita, si chiamava anche lui Ignazio Florio. Per distinguere padre e figlio è stato aggiunto l’appellativo Senior al primo e Junior al secondo. Ignazio Senior morì nel 1891 lasciando un’immensa fortuna ai figli Junior, Giulia e Vincenzo.

NOTA: Nell’ebook ci sono anche diverse note interattive che arricchiscono il libro – Favignana Florio

Ignazio Florio Junior e suo fratello Vincenzo sono – ahimè – la terza generazione. Se non lo sapete, c’è una regola non scritta nelle storie imprenditoriali che dice che la prima generazione è quella che crea e forma l’azienda, la seconda è quella che consolida e si afferma completamente, mentre la terza è quella che distrugge e sperpera. Ignazio Junior e suo fratello Vincenzo, vuoi per errori loro o per congiunture storiche sfortunate, persero tutto. Però, almeno all’inizio, se la goderono.
Vincenzo amava le automobili e Junior era uno spendaccione che amava il lusso e la bella vita. Quest’ultimo sposò Franca Jacona di San Giuliano, ragazza colta e affascinante, carnagione scura e occhi verdi, chiamata da tutti Donna Franca e detta la regina di Sicilia. Il Kaiser Guglielmo II la soprannominò “stella d’Italia” e Gabriele D’Annunzio la definì “l’Unica”. In pratica una gran dama, bella e intelligente, ma nonostante ciò Junior finì per tradirla più volte e ogni volta, per farsi perdonare, le donava preziosi gioielli, tra cui spicca una celebre collana di perle lunga sette metri.
Nonostante questo rapporto burrascoso col marito, Donna Franca ebbe una discreta importanza negli affari di famiglia, intessendo rapporti e coltivando amicizie, faceva network, come si dice oggi. Così Favignana, specie nel periodo di mattanza, quando i Florio giungevano con amici e ospiti per mostrare la cattura dei tonni, divenne un salotto ambito e importante.
Con Junior e donna Franca la Sicilia era al centro della elité europea, ma una serie di disgrazie personali li colpirono: la loro prima figlia, Giovanna, morì di meningite a 9 anni nel 1902, l’anno dopo il loro unico figlio maschio detto baby boy morì inspiegabilmente a 5 anni e un’altra figlia femmina morì appena nata. Sopravvisero Costanza Igea e Giulia. A questa sfortuna si aggiunse l’andamento negativo della storia: la depressione economica di fine ‘800, l’indebitamento delle aziende di famiglia, la prima guerra mondiale e lo spostamento al Nord dell’attività economica italiana. Tutto ciò, insieme agli sprechi di Ignazio, portarono al dissesto finanziario e al declino dei Florio.
Nel 1937 svendettero la concessione e le tonnare delle Egadi alla famiglia Parodi di Genova e dopo aver venduto tutti i propri possedimenti per pagare i propri debiti, compresi i gioielli di Donna Franca, lasciarono la scena e morirono lontano dalle cronache negli anni ’50.
Puff! Finiti.

Vincenzo Florio, Ignazio Senior e Ignazio Junior: Favignana Florio
FAVIGNANA FLORIO. Vincenzo Florio, Ignazio Senior e Ignazio Junior. Tre generazioni.

Favignana Florio due parole che sono quasi sinonimi, alcune foto

Favignana Florio - Franca Florio, Donna Franca, Franca Jacona di San Giuliano ventenne
FAVIGNANA FLORIO. Franca Florio in una foto a 20 anni, quando sposò Ignazio Florio. Dal libro di Salvatore Requirez “CASA FLORIO”, Flaccovio Editore, Palermo, 1998

Franca Florio con Ignazio Junior Florio e i figli baby boy e Giovanna - Favignana Florio
FAVIGNANA FLORIO. Donna Franca con il marito, Ignazio Florio Junior e i primi due figli: Giovanna e Ignazio, detto baby boy, entrambi destinati a morire piccoli.

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